Paragraph 175: memoria di tanti amori spezzati e di tante vite distrutte


100.000 persone arrestate o deportate, 4000 sopravvissuti e all’epoca di questo documentario solo 10 uomini ancora in vita. Era il 1999 e Paragraph 175 – nella versione americana commentato da Rupert Everett – riuscì ad aggiudicarsi due premi come miglior documentario al Festival di Berlino e al Sundance Festival.

Il paragrafo 175 – risalente al 1871 – era la legge tedesca contro la sodomia: il regime nazista tornò ad applicarlo, cercando di ripulire la Germania dall’onta dell’omosessualità. Omosessuali, ebrei, testimoni di Geova, minoranze spazzate via come polvere.





Paragraph 175, attraverso la testimonianza di qualche superstite, ci riporta in quel momento di dolore: la Berlino dove poter vivere liberamente la propria sessualità diventa improvvisamente una prigione a cielo aperto. Locali per gay e lesbiche chiusi, libri bruciati, roghi per distruggere memoria e futuro di ogni diversità. Il potere di Adolf Hitler, sempre più forte, indebolisce e consuma l’anima di un paese…

Gli omosessuali vengono visti come un pericolo, un abominio della natura, qualcosa da estirpare… le donne omosessuali invece come malate da guarire, corpi da redimere per l’espansione e la riproduzione della stirpe ariana.

Paragraph 175 è anche il racconto di tanti amori spezzati e di tante vite distrutte, è memoria e sarà sempre memoria: di un giorno, di mesi, di anni, di un tempo lontano intriso di sangue e follia.

Triangoli, stelle, numeri… distribuiti e appiccicati al tessuto di troppe anime, di troppi innocenti. La geometria – nazista – del dolore mise a tacere dignità, libertà, identità. Quelle stelle e quei triangoli, quelle cifre senza poesia, segnarono la morte fisica di molti e la morte spirituale di una nazione che ha segnato per sempre le coscienze del mondo intero.

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